Il re solo poeta
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 187, p. 3
Data: 7 agosto 1955
pag. 3
Nella vita di Plotino, scritta da Porfirio, trovo che il futuro fondatore del neoplatonismo scrisse in gioventù un opuscolo intitolato «Il Re solo poeta». Questa operetta è perduta ed io sto pensando qual poteva essere il pensiero nascosto sotto così strano titolo. Che per esser vero poeta e capace di ascoltare le divine ispirazioni è necessario avere animo regale? Che soltanto il re, libero dal desiderio e dal bisogno, può esser poeta puro, cioè non mezzano, non adulatore, non accattone, non bugiardo? O forse Plotino voleva dire che la vera creazione poetica è la più alta cima vitale di un popolo felice e che solo un re aveva il potere di costruire un tal capolavoro?
Molti imperatori e re, tanto in Oriente che in Occidente, composero poesie o addirittura poemi ed io potrei, volendo, mettere in fila qualche diecina di nomi. Qualcuno di loro è ricordato onorevolmente nelle storie letterarie ma nessuno di quei coronati estensori di carmi ha potuto conseguire, nonostante la magnificante cortigianeria, una fama comparabile a quella dei poeti di nascita plebea, anche se non di prima grandezza. O l'invidia popolare è stata più potente della giustizia, oppure il giovane Plotino si arrischiò a voler dimostrare, come spesso avviene ai filosofi, una tesi sbagliata e sballata.
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